Era il 2002, era da poco uscito il film Pinocchio di Benigni e a quel tempo, ricordo, un po’ ovunque si era diffusa la febbre di Pinocchio. In una profumeria vidi perfino una trousse sul personaggio collodiano.
In quegli anni collaboravo con le Edizioni Fabiani, un piccolo editore nei pressi di Roma che produceva per la maggior parte gadget di qualsiasi tipo. Io gli realizzavo dei disegni, anche se non ricordo più per quali oggetti. Forse anche per degli accendini.
Un giorno mi contatta al telefono e mi chiede un’illustrazione per un poster di Pinocchio. Voleva vendere nelle edicole un “matitone” del personaggio, ma per farlo quella grossa matita doveva essere allegata a un prodotto cartaceo, da edicola. E quindi ebbe l’idea del poster.
La consegna era urgente, di lì a 3 giorni. Troppo presto, per me, che ringrazio e rifiuto l’offerta, perché non sarei riuscito a farcela. C’è da dire che il disegno andava realizzato in formato A2, quindi 42×59,5 cm. Il doppio dell’A3, insomma.
«Te lo strapago», mi dice, per allettarmi. Ci ho pure pensato su un paio di secondi. E alla fine ho accettato. E lui m’ha strapagato, come promesso.